SAN FRANCESCO D'ASSIS
Francesco nacque ad Assisi nel 1182, da
Pietro di Bernardone, ricco mercante di stoffe preziose, e da Madonna
Pica; la madre gli mise nome Giovanni; ma, tornato il padre dal suo
viaggio in Francia, cominciò a chiamare il figlio Francesco (FF1395).
Prima della conversione il giovane Francesco fu partecipe della cultura
"cortese-cavalleresca" del proprio secolo e delle ambizioni del proprio
ceto sociale (la nascente borghesia).
Nel 1202, tra le fila degli
homines populi, prese parte allo scontro di Collestrada con i perugini e
i boni homines fuoriusciti assisani: Francesco fu catturato con molti
suoi concittadini e condotto prigioniero a Perugia…Dopo un anno, tra
Perugia e Assisi fu conclusa la pace, e Francesco rimpatriò insieme ai
compagni di prigionia (FF 1398).
Decide allora di realizzare la sua
aspirazione a diventare miles (cavaliere) e nel 1205 si unisce al conte
Gentile, che partiva per la Puglia, onde essere da lui creato cavaliere
(FF 1491). È a questo punto della vita di Francesco che iniziano i segni
premonitori di un destino diverso da quello che lui aveva sognato. In
viaggio verso la Puglia, giunto a Spoleto, a notte fatta si stese per
dormire. E nel dormiveglia udì una voce interrogarlo: «Chi può meglio
trattarti: il Signore o il servo?». Rispose: «Il Signore». Replicò la
voce: «E allora perché abbandoni il Signore per il servo?» (FF 1492).
L’indomani Francesco torna ad Assisi aspettando che Dio, del quale aveva
udito la voce, gli rivelasse la sua volontà (FF 1401).
Trascorre
circa un anno nella solitudine, nella preghiera, nel servizio ai
lebbrosi, fino a rinunciare pubblicamente, nel 1206, all’eredità paterna
nelle mani del vescovo Guido e assumendo, di conseguenza, la condizione
canonica di penitente volontario. Francesco veste l’abito da eremita
continuando a dedicarsi all’assistenza dei lebbrosi e al restauro
materiale di alcune chiese in rovina del contado assisano dopo che a San
Damiano aveva udito nuovamente la voce del Signore dirgli attraverso
l’icona del Crocifisso: «Francesco va’, ripara la mia casa che, come
vedi, è tutta in rovina» (FF 593).
Nel 1208, attirati dal suo
modo di vita, si associano a Francesco i primi compagni e con essi nel
1209 si reca a Roma per chiedere a Innocenzo III l’approvazione della
loro forma di vita religiosa. Il Papa concede loro l’autorizzazione a
predicare rimandando però a un secondo tempo l’approvazione della
Regola: Andate con Dio, fratelli, e come Egli si degnerà ispirarvi,
predicate a tutti la penitenza. Quando il Signore onnipotente vi farà
crescere in numero e grazia, ritornerete lieti a dirmelo, ed io vi
concederò con più sicurezza altri favori e uffici più importanti (FF
375).
Spinto dal desiderio di testimoniare Cristo nei paesi
musulmani, Francesco tenta più volte di recarvisi. Finalmente nel 1219
raggiunge Damietta, in Egitto, dove, durante una tregua nei
combattimenti della quinta crociata, viene ricevuto e protetto in
persona dal Sultano al-Malik al-Kamil.
Rientrato ad Assisi nel 1220
Francesco rinuncia al governo dei frati a favore di uno dei suoi primi
seguaci: Pietro Cattani. Non rinuncia però ad esserne la guida
spirituale come testimoniano i suoi scritti.
Il 30 maggio 1221 si
radunò in Assisi il capitolo detto "delle stuoie" al quale partecipò un
numero davvero rilevante di frati (dai 3000 ai 5000), si discusse il
testo di una Regola da sottoporre all’approvazione della Curia romana e
fu nominato frate Elia vicario generale al posto di Pietro Cattani,
morto il 10 marzo di quell'anno.
La Regola (conosciuta come "Regola
non bollata") discussa e approvata dal capitolo del 1221 fu respinta
dalla Curia romana perché troppo lunga e di carattere scarsamente
giuridico. Dopo un processo di revisione del testo, al quale collaborò
il cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa Gregorio IX), il 29
novembre 1223 finalmente Onorio III approva con la bolla Solet annuere
la Regola dell’Ordine dei Frati Minori (detta "Regola bollata").
Durante
la notte di Natale del 1223, a Greccio, Francesco volle rievocare la
nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento
per vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato [il
Bambino nato a Betlemme] per la mancanza delle cose necessarie a un
neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il
bue e l’asinello (FF468). È da questo episodio che ebbe poi origine la
tradizione del presepe.
Dopo il capitolo di Pentecoste del 1224
Francesco si ritirò con frate Leone sul monte della Verna per celebrarvi
una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Lì, la tradizione dice
il 17 settembre, Francesco avrebbe avuto la visione del serafino, al
termine della quale nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire
gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso
uomo crocifisso (FF 485). L’episodio è confermato dall’annotazione di
frate Leone sulla chartula autografa di Francesco (attualmente
conservata in un reliquiario presso il Sacro Convento di Assisi): Il
beato Francesco, due anni prima della sua morte, fece una quaresima sul
monte della Verna…e la mano di Dio fu su di lui mediante la visione del
serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo (FF p.
176 nota).
«Laudate et benedicite mi Signore, et rengratiatelo et serviatelo cum grande humilitate»
San Francesco
Nell’ultimo
biennio di vita di Francesco si colloca anche la composizione del
Cantico di frate sole (o Cantico delle creature). Sono anni questi in
cui Francesco è sempre più tribolato dalla malattia (soffriva di gravi
disturbi al fegato e di un tracoma agli occhi). Quando le sue condizioni
si aggravarono in maniera definitiva Francesco fu riportato alla
Porziuncola, dove morì nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226. Il
giorno seguente il suo corpo, dopo una sosta presso San Damiano, fu
portato in Assisi e venne sepolto nella chiesa di San Giorgio.
Frate
Francesco d’Assisi fu canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa Gregorio IX.
Il 25 maggio 1230 la sua salma fu infine trasferita dalla chiesa di San
Giorgio e tumulata nell'attuale Basilica di San Francesco fatta
costruire celermente da frate Elia su incarico di Gregorio IX tra il
1228 e il 1230.
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