martedì 19 marzo 2013
Papa Francesco accoglie i potenti del mondo
Città del Vaticano, 19 mar. (TMNews) – Una cordiale stretta di mano con la presidente brasiliana Dilma Roussef. La moglie del presidente messicano, ex attrice di telenovelas, gli regala una papalina. La consorte del capo di Stato cileno gli fa benedire un mucchietto di rosari. Ascolta il controverso Robert Mugabe in silenzio. Poi Biden che gli stringe la mano a lungo. Sono alcune delle immagini dei saluti tra il Papa e i capi di Stato e di governo, i sovrani, i ministri e gli ambasciatori a fine della messa di inaugurazione del Pontificato nella basilica di San Pietro.
I presidenti che hanno salutato Francesco, dopo Giorgio Napolitano (Italia) e Cristina Kirchner (Argentina) sono stati, in ordine, Sargsyan (Armenia), Fischer (Austria), Plevenliev (Bulgaria), Dilma Roussef (Brasile), con la quale il Papa ha scambiato un colloquio particolarmente intenso. Poi Johnston (Canada), Pinera (Cile), la cui consorte ha fatto benedire al Papa una dozzina di rosari, Jeou Ma (Taiwan), Laura Chinchilla (Costa Rica), Iosipovic (Croazia), Delgado (Equador), Ondimba (Gabon), Sosa (Honduras), Ader (Ungheria), Higgins (Irlanda), Berzins (Lettonia), Grybauskaite (Lituania), Ivanov (Macedonia), Abela (Malta), Pena Nieto (Messico), la cui moglie, l’ex attrice di telenovela Angelica Rivera, ha regalato al Papa una papalina bianca. E ancora, Martinelli (Panama), Gomez (Paragyuay), Komorowsky (Polonia), Cavaco Silva (Portogallo), Basescu (Romania), i reggenti di San Marino, Nikolic (Serbia), Gasparovic (Slovacchia), Pahor (Slovenia), Ruak (Timor est), Gnassingbe (Togo), e, da ultimo, il controverso Robert Mugabe (Zimbabwe), che Papa Francesco ha ascoltato in silenzio mentre si dilungava prima che i cerimonieri pontifici lo sollecitassero a proseguire. Tra i capi di Stato, anche il principe ereditiero Sheik Abdullah bin Haman bin Isa Alkhalifa del Bahrein.
Hanno poi salutato il Papa – che aveva accanto il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, il ‘sostituto’ Angelo Becciu e il ‘ministro degli Esteri’ Dominique Mamberti – i presidenti di Parlamento europeo Martin Schulz, del Consiglio Ue Herman van Rompuy, della commissione europea José Manuel Barroso. Cinque regnanti – tra i quali il principe Felipe di Borbone e la consorte Letizia, seguito dal presidente del governo Mariano Rajoy, tre principi ereditari, 12 capi di governo – tra i quali Angela Merkel, che il segretario di Benedetto XVI Georg Gaenswein aveva salutato in precedenza, sei vice capi di Stato – il primo è stato il vicepresidente Usa Joe Biden – molti ministri e ambasciatori.
Durante i saluti ai potenti, l’account Twitter papale @Pontifex_it, ha twittato le parole dette da Francesco durante l’omelia: “Il vero potere è il servizio. Il Papa deve servire tutti, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli”.
Al termine della cerimonia, la folla ha acclamato Francesco al grido: “Viva il Papa”. Migliaia di fedeli hanno seguito in silenzio la celebrazione nel colonnato berniniano mentre alla fine della cerimonia un applauso spontaneo e fragoroso ha salutato il Santo Padre. Scene di giubilo, sventolio di bandiere e abbracci tra i fedeli hanno sancito la fine delle celebrazioni.
Papa Francesco ha iniziato l’omelia a San Pietro con voce emozionata, offrendo un pensiero al suo predecessore, Benedetto XVI: “Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza”.
Il Papa ha portato l’esempio di San Francesco di Assisi: “Avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo”, “custodire la gente, aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
“L’odio – ha proseguito Bergoglio – l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”.
“Quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli – ha detto ancora – allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli ‘Erode’ che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna”.
Poi l’appello ai potenti: “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo ‘custodi’ della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!”.
Il ministero del “nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro”, ha continuato, “comporta anche un potere”, ma “il vero potere è il servizio” e “anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio” e “accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli”.
“Nella seconda Lettura – ha detto Papa Francesco – San Paolo parla di Abramo, il quale ‘credette, saldo nella speranza contro ogni speranza’. Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo e ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio”.
Ha toccato il cuore di tutti Papa Francesco quando ha invitato a non avere paura della “bontà, anzi neanche della tenerezza”, a “vedere la luce della speranza”, a stare accanto ai più deboli. Ha concluso l’omelia chiedendo ai fedeli di pregare per lui.
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